C’è voluta un’azione congiunta del FAI e della Fondazione Forma per esporre le fotografie di Gianni Berengo Gardin sulle “grandi navi” nel Canale della Giudecca, a Venezia. Nel giugno 2013, la Repubblica ne aveva pubblicata una selezione in un’intervista-reportage che aveva fatto parlare, ma poi non s’era fatto nulla. Ora, in concomitanza con le ultime vicissitudini sul MOSE (altro problema; altra storia) e il trasferimento della Costa Concordia, il FAI e Forma – depositaria e gestionaria dell’archivio di Gardin – hanno organizzato in tempi record un’esposizione delle foto dei “mostri” a Villa Necchi Campiglio, a Milano.
Già, a Milano. Ho avuto difficoltà a esporre a Venezia – ci ha detto Gardin – perché tutti gli enti mi hanno risposto picche. L’unica che voleva fare la mostra era una piccola galleria, alla quale ho risposto picche io, perché non volevo che venissero intese come foto d’arte. Io non sono artista e non ci tengo a passare per artista. Io sono un fotografo e testimonio la mia epoca, nel bene e nel male. Soprattutto nel male.
Le ventisette fotografie esposte, tutte in bianco e nero com’è suo solito – Il colore distrae. Un cielo azzurro brillante sistema molte cose – sono impressionanti. Sembrano dei fotomontaggi e invece è tutto vero.
Particolarmente spaventoso è lo scorcio preso da via Garibaldi verso la Riva dei Sette Martiri, con la prua della nave che sembra voler entrare nel corso. “Inchini”, li chiamano, queste manovre, come quello che fece il comandante Francesco Schettino all’Isola del Giglio due anni fa. E sappiamo tutti com’è finita. Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo del FAI, ha voluto che le foto venissero disposte in modo disturbante tra le opere conservate nella casa-museo – ai piedi dell’Amante morta di Arturo Martini; davanti all’Oreste ed Elettra di De Chirico; dentro una vetrinetta della biblioteca – in modo che la loro presenza risulti fastidiosa ai visitatori della villa, quanto lo è quella delle navi ai veneziani (se l’effetto è certamente quello desiderato, bisogna però dire che le foto, inquadrate da un semplice passepartout bordeaux senza cornice e appoggiate come viene, soffrono; Gardin non si sentirà artista, d’accordo, ma l’occhio vuole la sua parte).
Il FAI, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha lanciato a maggio la settima edizione dei Luoghi del Cuore, con cui ogni due anni chiede agli italiani di segnalare un luogo cui sono particolarmente legati e che necessita di un’azione di restauro (un milione di segnalazioni nel 2012; 45 interventi di recupero in 15 regioni). Quest’anno, oltre alla segnalazione personale, la fondazione invita a votare anche il Canale della Giudecca, in modo da mantenere alta l’attenzione sul problema e arrivare – che sia la volta buona? – a una soluzione definitiva. Basta andare sul sito e seguire le indicazioni (adesso, non “più tardi” o “domani”).
Stefano Ferrari
Mostri a Venezia
Fino al 28 settembre 2014
Villa Necchi Campiglio
Via Mozart 12, Milano