The Big Picture è stato il nome dell’Ars Electronica Festival di quest’anno: un evento di rilevanza internazionale, tra i più importanti punti di riferimento per artisti e teorici che pongono il loro lavoro all’interno del rapporto arte-scienza. “La grande immagine”, come dichiarato dai curatori Gerfried Stocker e Christine Schöpf, getta un occhio sul processo di globalizzazione che si configura come il lento comporsi di un ampio puzzle. Buona parte del ciclo di conferenze svolte all’interno del festival hanno affrontato la tematica in modo diretto, muovendo l’attenzione nei ruoli chiave che svolgono le tecnologie, come ad esempio nel progetto AuthaGraph World Map presentato da Hajime Narukawa: un nuovo planisfero teso a ottimizzare le distorsioni e a stravolgere totalmente la geografia così come l’abbiamo conosciuta nei libri e nelle cartine scolastici.
Come nelle passate edizioni, sono state numerose le mostre in programma per Ars Electronica. Da segnalare la personale di Seiko Mikami al Lentos museum. Qui la “grande immagine” proposta dall’artista giapponese, è quella composta da tutte le registrazioni delle telecamere usate in una delle sue due installazioni esposte. In una parete bianca è disposta una matrice di piccoli braccetti meccanici che seguono la presenza delle persone. In alcuni di essi sono applicate delle telecamere che registrano i video in un database. Nella parete opposta si trova una proiezione circolare, dove piccoli riquadri esagonali disposti a nido d’ape, ripresentano dei brevi frammenti di questi video. In un’altra stanza, braccia meccaniche di circa un metro e mezzo, penzolano dall’alto, riprendendo e proiettando allo stesso tempo le immagini catturate dall’ambiente.
La mostra generalmente più attesa è quella del premio Cyber Arts indetto ogni anno dal festival e dove si trovano di solito le opere più interessanti. Nelle sette categorie del concorso (Computer animation, Digital music & sound art, Hybrid art, Interactive art, Digtal communities, Under 19, e Next idea) anche quest’anno è stata presentata una corposa proposta. Vincitore del Golden Nica per la categoria Computer animation è stato Jeff Desom con Rear windows loop: una composizione video fatta da inquadrature di finestre tratte dai film di Hitchcock, che si dispongono formando uno statico paesaggio urbano. Jo Thomas con Crystal Sounds of a Synchrotron si è aggiudicata il premio per la categoria Digital music & sound art: una composizione tratta da suoni composti da combinazioni di frequenze generate da un acceleratore di particelle.
Hybrid art, una delle categorie più interessanti, ha visto incluso tra gli artisti premiati con menzione spaciale Joe Davis, riconosciuto non solo con il premio per il lavoro in concorso, ma anche con un vero e proprio omaggio alla carriera, in quanto è stato deciso di dedicargli uno spazio per la presentazione di alcuni dei suoi lavori. L’opera vincitrice della categoria è stata invece Bacterial radio: dei batteri geneticamente modificati per costruire semplici circuiti elettronici (una radio AM), ipotizzando un modo per comunicare con esseri extraterrestri.
Con la categoria Interactive art l’attenzione viene portata sul tema della sorveglianza con il premio attribuito all’artista estone Timo Toots con Memopol 2: la ricostruzione di una sala di controllo in cui vengono visionati e profilati tutti i dati riconducibili a una persona, come il suo stile di vita, le sue azioni…
Degne di nota anche le mostre degli studenti del biennio Interface Culture dell‘Università di Arte e Design di Linz, e del biennio Sound Studies dell’Università dell’Arte di Berlino, che in più occasioni hanno dimostrato una qualità perfettamente all’altezza delle altre proposte artistiche del festival.
Alessio Chierico