Prendendo spunto dall’illuminante racconto che ci porta a “riflettere su ciò che riflette”, e dalla brillante lettura critica al film Reality contenuti in queste pagine, vi propongo un’avventura… Sì, perché l’archetipo di cui vorrei parlarvi stavolta richiede come sempre un viaggio dentro se stessi, il tuffo in uno specchio (personale e collettivo), e il superamento di stereotipi normalmente legati alla più bella e seducente dea dell’Olimpo… Amante generosa ma indipendente, maestra nelle arti dell’amore ma anche della distanza, l’attraente e sopraffina dea Afrodite governa il gusto e la bellezza, la pace e la giustizia. Raffinata e saggia dosatrice di comportamenti irruenti, con le sue doti da mediatrice Venere porta al giusto compromesso marziali egoismi e rozzi scoppi d’ira, affinché regnino accordo, amore, rispetto e altri valori… condivisi?! Eccoci al punto. Sarà soffermandosi sul simbolo di questo archetipo, che potremo avere affascinanti rivelazioni in merito e ritrovarne le misteriose radici.
Così come nella biologia il cerchietto con una croce sotto indica creature di sesso femminile, in astrologia esso rappresenta il pianeta dell’unione, dell’affettività, della relazione, della scelta mossa dal desiderio, dell’erotismo, di ciò che ci piace perché ci fa stare bene, di una bellezza esteriore che è tale solo se ri-specchia un’armonia interna, se ri-flette i nostri valori più personali… Non ricorda infatti un piccolo specchietto il glifo di Venere? Direi di sì. E a cosa serve uno specchio? Uno specchio ci rimanda a noi stessi, senza inganno; uno specchio riflette la nostra immagine affinché si possa vedere qualcosa di noi che da soli non siamo in grado di vedere. Esso è dunque, anzitutto, strumento di conoscenza. E chi prima di tutti non è in grado di vedersi da solo e necessita di limpide acque riflettenti per scoprire chi è? Indiscutibilmente il neonato… La mamma allora, o chi per essa, sarà il suo primo fondamentale specchio: col suo viso ci dirà se siamo belli, brutti, insoliti, accettabili o insopportabili e quella faccia sarà per noi la prima grande superficie riflettente della vita. Se son piaciuto vorrà dire che qualcosa valgo, altrimenti che non ho valori che il mondo/madre potrà apprezzare…e giù con l’autostima! Venere si svela allora regina dei nostri valori più interni, del valore che attribuiamo a noi stessi e di quello che diamo di conseguenza agli altri e a tutte le cose del mondo, e delle scelte che infine faremo per soddisfare il nostro personale benessere. Se ci valorizzeremo lo specchio avrà originariamente funzionato bene, facilitandoci la via dell’amare e del relazionarci all’altro da noi con rispetto, curiosità e scambio reciproco, altrimenti i problemi in merito non saranno pochi…Se infine sceglieremo di essere e fare ciò che è bene per noi, non solo faremo un regalo a noi stessi rendendoci belli e armoniosi, ma lo faremo al collettivo, perché chi fa ciò che rispecchia la sua autenticità più vera, nutre se stesso e il mondo intero…Il messaggio dello specchio è uno: conosci te stesso! E Venere, non a caso, entra in azione porgendo agli innamorati questo meraviglioso e svoltante strumento perché ciascuno possa vedere nell’altro ciò che di se stesso ancora non conosce, ma che indubbiamente gli piace altrimenti non se ne invaghirebbe…Gli specchi della dea saranno gli occhi dell’innamorato che per l’appunto (se tutto va bene) ci venera, riconducendoci a una fonte preziosa di cui forse non eravamo nemmeno coscienti, e che potremo a quel punto scovare, coltivare, far fruttare e in ultimo generosamente regalare… Grazie a Venere si potranno lucidare quei lingotti d’oro sinora non visti per elargirli all’amato, all’Universo, alla propria unica e irripetibile vita! A questo punto è lecito chiedersi cosa accada se a comparire nello specchio non sian solo pietre preziose, ma immagini in apparenza incomprensibili o incompatibili a quel che si crede di essere…È lo specchio che non riflette bene o sono i nostri occhi a non riconoscere cose che in effetti albergano in noi senza aver consegnato il passaporto alla reception? È purtroppo evidente che si tratti della seconda opzione.
Dando per scontato che specchi di noi stessi sono i nostri partners, gli amici, i figli, i genitori, i nostri politici e tutti quelli di cui ci circondiamo, ahimè tali perché li abbiamo scelti noi,consciamente o inconsciamente, nel bene e nel male, perché rispecchiano i nostri valori, anche la tv risulta essere un’interessante fonte di riferimento…Dalla scatola luminosa vediamo ballare cantare straziarsi e dimenarsi soggetti che per alcuni non sono che figli di un altro mondo, lontani, insensati o “senza valori” -ma che evidentemente qualcuno intrattengono e rappresentano in questa società, altrimenti non starebbero a dimenarsi lì dentro-, e si gira canale, per altri invece sono qualcosa di più. Che significa se veniamo fatalmente attratti da corpi, immagini, personaggi che ci troviamo a idolatrare, a seguire ogni giorno, se possibile ogni ora, con un trasporto quasi morboso per ciò che a loro accade? La stessa cosa che succede quando ci si innamora su per giù… quegli innamoramenti impossibili, che restano immaginati e perfetti proprio perché irrealizzabili. Lo specchio ha colpito ancora… c’è qualcosa dentro la scatola magica che parla di noi, di un lato probabilmente nascosto nei meandri dell’identità che viene risvegliato e, siccome stenta a riconoscersi, ci fa incollare come francobolli alla sua immagine esterna. Avviene però, al protagonista del film Reality e probabilmente a moltissimi altri, qualcosa di più. Il pescivendolo Luciano paradossalmente capisce che quell’immagine gli appartiene (il gioco dello specchio pare dunque funzionare), peccato rimanga tutto solo ed esclusivamente immagine…A quella forma il protagonista si vuole sostituire, in essa si vuole incarnare. Luciano sa che anche lui può essere un abitante della casa del Grande Fratello, l’ha letto negli occhi dei suoi figli, in quelli specchi innocenti e adoranti che forse per la prima volta gli hanno suggerito che anche lui “vale” e che un giorno, anche lui, potrà luccicare in tv. Si può supporre che la Venere del tema natale di Luciano presenti qualche intoppo o che un transito su di essa di un qualche pianeta, al momento del film, l’abbia scossa a tal punto da rivedere la sua scala di valori…Fatto sta che nel suo, come in altri numerosissimi casi, lo specchio di Venere non ha funzionato, facendo rimanere i poveri narcisi relegati al di fuori di quel mondo al quale ogni specchio conduce…dice Di Leva. Se allo specchio non si è educati, si rischia di venire accecati dalla propria immagine o di non riconoscerla affatto…e se nel primo caso ci si abbaglia di un falso amore di superficie, nell’altro si fa la guerra e ci si uccide. Se nessuno ci ha mai detto che chiunque e qualunque cosa ci circondi è parte di noi, che è un nostro riflesso e che anche di esso siamo responsabili, distruggeremo, privi di senno e terrorizzati dagli attacchi nemici, tutti i nostri lingotti. Gli abitanti del villaggio del racconto sono talmente scissi da ciò che hanno dentro e davanti a loro, talmente inconsapevoli del proprio valore, che spaventati nel trovare un alter ego morto per ogni superstite, seppelliscono la propria parte uccisa illudendosi di rimanere vivi. Ma il grande specchio alla fine si ricompone…chissà che qualcuno, forse innamorato, possa un giorno traghettare la comunità oltre lo specchio di Venere, intraprendendo quel viaggio di amorosa conoscenza, di metamorfosi ed ampliamento di sé, di cui beneficiaria non sarà niente meno che l’umanità, l’animalità, la mineralità e la natura tutta!
“Il valore passa attraverso l’amore”, dice la dea.
Viola Lilith Russi
D’ARS year 52/nr 212/winter 2012