Nel 2011 (vedi D’ARS 208) avevamo lasciato Tomás Saraceno all’Hamburger Bahnhof di Berlino alle prese con le sue Cloud Cities, strutture biosferiche, leggere e trasparenti, di cui oggi On Time Space Foam rappresenta una nuova tappa: questo importante progetto in progress, sostenuto dall’idea di realizzare piattaforme sospese, abitabili ed ecosostenibili, si sta attualmente relazionando con il cubo di Hangar Bicocca a Milano (26 ottobre 2012 – 3 febbraio 2013). Si tratta di una fluttuante ed elastica struttura site specific – realizzata grazie alla collaborazione dell’artista con un team di ingegneri e un’azienda produttrice di materiali aerostatici, Lindstrand Technologies – costituita da cinque membrane, agganciate alle pareti del cubo e organizzate su tre livelli praticabili dal pubblico, che raggiunge un’estensione complessiva di 1200 mq, sorretta dall’aria ad un’altezza tra i 14 e i 20 metri. Superando l’utopia e coinvolgendo scienziati, ingegneri e studiosi del Massachussets Institute of Technology, presso il quale l’artista argentino è in residenza dal novembre 2012, invitato a partecipare al progetto del Center for Art, Science & Technology – Saraceno ne studierà poi la fattibilità in quanto vero e proprio modello abitativo, da collocare sopra le Isole Maldive, dotandolo di pannelli solari e di un sistema per desalinizzare l’acqua marina.
Il titolo On Time Space Foam nasce da un’espressione del fisico Paul Davies, che risale a un concetto della teoria dei quanti in cui è racchiusa l’idea di particelle subatomiche in rapidissimo movimento, in grado di provocare mutamenti della materia spazio-temporale. Proprio la relazione dell’uomo con lo spazio e, in modo più esteso, delle popolazioni con l’ambiente, è al centro delle situazioni che Saraceno vuole mettere in gioco. È un’installazione che insegna all’uomo a essere responsabile verso gli altri e verso l’ambiente, per cui è necessario rispettare alcune condizioni: si può accedervi a piccoli gruppi di venti, senza indossare scarpe o accessori appuntiti, mantenendo la giusta distanza l’uno dall’altro per poterla esperire al meglio. On Time Space Foam è un corpo organico che respira, modificato dalla temperatura ambientale, si muove, si dilata e si contrae in relazione alla postura, al comportamento e all’interazione del pubblico, che può strisciare, gattonare, rotolarsi e relazionarsi a chi sta abitando lo stesso livello, a chi sta sopra o sotto. L’esperienza ai piani alti del cubo comincia con un tuffo, con un coraggioso salto nel vuoto, e prosegue con un’alternanza di faticose scalate e morbide discese sulla superficie di questo enorme cuscino, a tratti vertiginoso e disorientante, in grado di mettere in discussione le certezze percettive. Inizialmente doveva chiamarsi Airship, perché doveva trasmettere l’idea del viaggio di un dirigibile temporaneamente sospeso nel cubo dell’Hangar. È un’installazione costituita al 99% di aria, i cui flussi la fanno vibrare come uno strumento musicale: si riconosce in questa caratteristica la volontà dell’artista di richiamare l’Architecture de l’air elaborata nel 1958 da Yves Klein e con Werner Ruhnau, uno spazio immateriale dove le pareti, il tetto e gli arredi sono trasparenti e composti d’aria compressa e nel quale le persone sono libere di muoversi a diretto contatto con la terra e il cielo. On Time Space Foam può essere sia praticata, ma solo dopo aver firmato una liberatoria, sia osservata dal basso, con la testa all’insù e lo sguardo interrogativo, curioso e meravigliato.
Tomás Saraceno dichiara poi che la sua installazione prende spunto, oltre che dalla teoria dei quanti già accennata, anche dalla teoria delle stringhe, che afferma che il Big Bang è nato dallo scontro di due enormi membrane, sprigionando un’energia luminosissima che caratterizza la nascita del nostro schiumoso pianeta. E On Time Space Foam ti abbraccia proprio come una schiuma. Non è la prima volta che Saraceno, il cui progetto attuale guarda al futuro e ai mondi possibili, progetta le proprie opere ispirandosi alla conformazione dell’universo: nel 2009, alla 53ma Biennale di Venezia, l’artista ideò la sua opera, Galaxies forming along filaments, like droplets along the strands of a spiders web, richiamando la tridimensionalità delle ragnatele, analoga alla disposizione delle galassie.
Per Tomás Saraceno non importa soltanto il risultato finale, ma l’intero processo di ricerca, progettazione e realizzazione, in quanto è basato su una condivisione secondo un modello open-source che coinvolge ogni campo della produzione. Un esempio è il progetto, iniziato nel 2007 e ancora in corso, del Museo Aerosolar, un pallone aerostatico a energia solare di dimensioni crescenti, itinerante nei vari continenti, prodotto attraverso il riciclo di buste della spesa grazie alla collaborazione di decine di persone delle comunità locali e documentato nel sito web http://museoaerosolar.wordpress.com, che dimostra i risultati della progettazione condivisa, dell’utilizzo della tecnologia e della rete.
Valentina Tovaglia
D’ARS year 52/nr 212/winter 2012