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Cheap Street Poster Art Festival: l’intervento di Andreco

Per Cheap Andreco ha realizzato Emissions – seconda tappa del macro progetto itinerante Climate dedicato ai cambiamenti climatici – con evidenti rimandi alle principali cause dell’inquinamento antropico.

Il muro di cinta dell’Autostazione di Bologna è l’unico luogo in cui si sono stratificati nel corso del tempo diversi interventi curati da Cheap già a partire dalla prima edizione del festival. I 250 m² di superficie scanditi da 43 billboard rappresentano in effetti una sintesi visiva efficace della tipologia di spazi su cui Cheap interviene, comprendendo al contempo superficie muraria e spazi affissivi in disuso.


Proprio qui, tra le zone di maggior passaggio veicolare della città, Andreco ha realizzato Emissions, un intervento site specific a tecnica mista con evidenti rimandi alle principali cause dell’inquinamento antropico. Si tratta della seconda tappa di Climate, macro progetto itinerante dedicato dall’artista ai cambiamenti climatici inaugurato a Parigi in concomitanza con COP21, l’ultima conferenza delle Nazioni Unite sul tema.
Concepita con uno sviluppo narrativo che procede per simboli, l’opera si evolve su due filoni tematici che si intersecano, identificabili nel doppio binomio supporto/tecnica: da un lato la pittura su muro, dall’altro i poster affissi sui billboard. Il murales va letto partendo da viale Masini angolo via Capo di Lucca andando nella direzione della stazione dei treni.

I primi due blocchi di parete, scandita dalle colonne portanti della pensilina, sono occupati da una nebulosa ascendente che fa riferimento agli inquinanti presenti nei gas di scarico prodotti dal traffico veicolare.

Nel terzo blocco, il focus è invece posto sugli inquinanti che generano l’effetto serra. Successivamente, l’attenzione si sposta sull’inquinamento nel ciclo delle acque.

Nei blocchi seguenti, appaiono funzioni che fanno riferimento alla percentuale di CO2 in atmosfera, le curve mostrano in maniera simbolica il superamento del limite consigliato per limitare i cambiamenti climatici di 350 ppm (parti per milione) di CO2.

A seguire altre funzioni fanno riferimento all’innalzamento delle temperature, le funzioni diventano quasi disegni astratti e da queste ultime si origina infine un ramo che prende progressivamente fuoco: le conseguenze dei cambiamenti climatici nel disegno si esprimono infatti da un lato negli allagamenti e dall’altro negli incendi.

Parallelamente, alla pittura su muro fanno da contrappunto i poster, sul primo dei quali si espande la nebulosa di gas di scarico che si origina dalla base del muro. Il suo addensarsi procede in un crescendo billboard dopo billboard: dalle polveri sottili (PM10) disperse nell’aria alla loro precipitazione sulla terra, dal monolito fino ad arrivare progressivamente alla montagna e terminale in un poster completamente nero.
Con questo murales Andreco affronta ancora una volta il tema del rapporto tra l’uomo e la natura e, servendosi della recente ricerca sulla sostenibilità ambientale e i cambiamenti climatici, riporta una forte critica all’inquinamento antropico generato a causa dell’utilizzo di combustibili fossili.
Di formazione scientifico-ingegneristica e specializzato nella ricerca sui benefici ambientali apportati dalle piante in ambito urbano, Andreco è attivo nell’ambito delle arti visive dal 2000, integrando un vastissimo campionario di tecniche che vanno dal video alla pittura, dall’installazione al disegno, fino ad arrivare alla street art e ai progetti di arte urbana.

La “doppia anima” che lo caratterizza informa fortemente di sé la sua poetica, che, in particolare negli ultimi anni, mette al centro l’indagine sul rapporto tra spazio urbano e paesaggio naturale, tra uomo e ambiente. A prescindere dalla tecnica e dal supporto scelto di volta in volta, le sue opere sintetizzano infatti i concetti alla base della sua attività di ricerca scientifica, contaminandoli al contempo con un forte interesse per la simbologia, derivata dallo studio della rappresentazione tradizionale e rituale nelle diverse culture.

Credits foto: Michele Lapini

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