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Conan il ragazzo del futuro di Hayao Miyazaki

Hayao Miyazaki nel 1978 è chiamato a produrre un anime in occasione dei 25 anni della tv pubblica NHK. Vedono così la luce i 26 episodi di Conan il ragazzo del futuro, una vera dichiarazione d’intenti che racchiude in sé tutta la poetica di Miyazaki e dello Studio Ghibli.

La fama del regista è infatti cresciuta grazie all’esperienza con gli anime meisaku e alla trasposizione televisiva del manga Lupin III.

Negli anni ’70 il Giappone attraversa un periodo di forti contestazioni. In particolare le proteste si incentrano su tre grandi temi: politico, generazionale ed ecologista. In ambito politico i giapponesi si rimproverano il rapporto di sottomissione nei confronti degli Stati Uniti che vivono come una condizione di sudditanza. L’occidentalizzazione del Sol Levante ha creato invece un divario generazionale tra padri e figli: dove ai padri si contesta una mancanza di fiducia negli antichi valori, lasciati schiacciare dal peso della cultura occidentale, di contro i figli non ne propongono di nuovi¹. Infine, a causa della celere urbanizzazione di Tokyo, si rimprovera non solo la distruzione del territorio – ricordo in questo senso che la cura delle piante tipica dei giapponesi deriva in parte dalla componente animista dei movimenti religiosi – ma anche l’abbrutimento estetico del Paese e il peggioramento della qualità di vita dei cittadini.

In questo contesto caldo prendono piede nel panorama degli anime i robot giganti, in particolare quelli del mangaka Go Nagai, di cui ricordiamo Mazinga Z (Toei Animation, 1972, 92 episodi) Jeeg il robot d’acciaio (Toei Animation, 1975, 46 episodi) e UFO Robot Goldrake (Toei Animation e Dynamic Planning, 1975, 74 episodi). Sorvoliamo sulle differenze peculiari delle trame e permettiamoci il lusso di generalizzare un attimo: abbiamo uno o più giovani eroi che pilotano degli enormi robot super-tecnologici per difendere la Terra da chi vuole conquistarla o distruggerla. Secondo questa visione la guerra è una tragedia che però può portare a qualcosa di buono, cioè alla pace, mentre la tecnologia può essere benigna o maligna a seconda di chi la usa.

Ma nel 1978 arriva Conan il ragazzo del futuro e tutto cambia. La storia ha inizio nel 2008, durante la Terza Guerra Mondiale. Le “armi elettromagnetiche” causano la morte di più della metà degli esseri umani, lo spostamento dell’asse terrestre e l’inabissarsi si quasi tutte le terre emerse. Alcuni astronauti tentano di rifugiarsi oltre l’atmosfera ma precipitano su un piccolo pezzo di terra che chiameranno Isola Perduta. Vent’anni dopo solo uno di loro è ancora vivo, insieme al suo nipotino Conan, nato dopo il disastro. Vivono sereni ma convinti di essere gli unici sopravvissuti su tutta la Terra finché un giorno capita sull’isola Lana, una ragazzina dell’età di Conan. Scoprono così dell’esistenza di altre due isole: High Harbor, da cui proviene Lana, dove gli abitanti vivono in comunità ridistribuendo equamente i beni, e Industria, brutta e tecnologica, dalla struttura sociale piramidale che vede a capo il dittatore Lepka. La piccola Lana viene rapita da Monsley, una donna al servizio di Industria. Conan abbandona così l’Isola Perduta per salvare la sua nuova amica.

In questa serie possiamo trovare tutti i temi delle contestazioni degli anni ’70. Industria, disegnata come una terra arida dagli edifici metallici con colori freddi e cupi, è governata inizialmente da un gruppo di anziani chiamato Comitato di Industria, ma Lepka con un golpe prende il potere. Grazie al recupero di oggetti in plastica producono energia e alimenti. I suoi abitanti si dividono in caste: i ribelli, marchiati a fuoco sulla fronte e costretti a vivere nei sotterranei come schiavi, i cittadini, dall’aspetto anonimo, vivono in superficie dove svolgono il ruolo di soldati, e infine il comitato di Industria. Lo scopo del dittatore è quello di impadronirsi dell’energia solare per riattivare le armi elettromagnetiche e conquistare il mondo. Lepka è un cattivo senza sfumature, a differenza di quelli che ritroviamo negli anime di Go Nagai di cui possiamo risalire alle cause della loro malvagità. L’intera Industria è una macchina tecnologica destinata alla distruzione perché basa la sua esistenza sul presupposto sbagliato per cui la vita degli uomini è strettamente legata all’avanzare della tecnologia.

veduta di Industria, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978
veduta di Industria, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978

High Harbor è invece una terra florida, piena di vegetazione e di vita animale oltre che umana. A livello artistico Miyazaki sfrutta l’esperienza di disegnatore meisaku, specie per i bellissimi paesaggi. La vita si svolge serena, ogni abitante ha un compito: gli uomini si dedicano all’allevamento del bestiame e dei pesci, la donne tessono gli abiti e cucinano, mentre tutti insieme coltivano la terra. Con dedizione e impegno hanno ricostruito interi villaggi ma non è un idillio puro e semplice. Infatti la critica che muove Miyazaki a questa società è quella di essere fin troppo pacifica e quindi vulnerabile sia ad attacchi interni – è il caso di un ragazzo prepotente che inizia a soggiogare con la violenza alcuni villaggi – che esterni, venendo facilmente conquistata dalle truppe di Industria. Non è affatto azzardato un paragone tra Stati Uniti/Industria e Giappone/High Harbor.

veduta di High Harbor, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978
veduta di High Harbor, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978

Tutti i protagonisti dell’anime appartengono a tre diverse generazioni: il nonno di Conan, gli anziani del Comitato e il nonno di Lana appartengono alla prima generazione. Sono tutti in qualche modo scienziati e tutti più o meno responsabili della Terza Guerra Mondiale. Miyazaki nel corso della storia, dà loro l’opportunità di redimersi e di correggere gli errori commessi: capiranno alla fine da soli che per permettere un futuro migliore loro non dovranno farne parte.

il Giganto, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978
il Giganto, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978

La seconda generazione ha come protagonisti Monsley e il Capitano Dyce, che rapirà Conan per farlo lavorare sulla sua barca. Erano solo bambini durante la guerra – come lo era lo stesso Miyazaki nella Seconda Guerra Mondiale – hanno vissuto sulla loro pelle i bombardamenti, il terrore, il dolore e la solitudine. Attraverso i loro flashback ritroviamo tutto il fascino estetico delle armi ma anche la paura delle conseguenze. Per la seconda generazione la redenzione è possibile e a loro spetta il compito di dar vita alla terza generazione.

flashback di Monsley, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978
flashback di Monsley, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978

Lana e Conan sono nati dopo l’apocalisse e hanno entrambi qualità straordinarie, Conan è dotato di una forza fuori dal normale, Lana ha poteri psicocinetici. La terza generazione è pura, rispetta ogni essere vivente, dalla più piccola foglia alla vita dei nemici. È a loro che Miyazaki affida il compito di costruire una nuova società, pacifista ma in grado di difendersi, che non uccide ma accoglie. Per questo tutti i protagonisti delle storie scritte da Miyazaki sono bambini o adolescenti, le loro menti non hanno vissuto quello che è toccato a lui, sono salve dalla malvagità fine a sé stessa e solo tramite la loro purezza intravede la possibilità di un futuro migliore.

Conan e Lana, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978
Conan e Lana, scena tratta da Conan il ragazzo del futuro, NHK TV, 1978

Infine l’ecologia: non c’è vita senza natura, senza terra, acqua e sole. Attraverso i suoi personaggi Miyazaki dichiara che tutti gli esseri umani desiderano vivere a contatto con la natura e non in gabbie di metallo e plastica. La felicità umana è strettamente collegata al benessere della Terra. Ma di questo parleremo più avanti, attraverso le storie di Nausicaa e Mononoke.

Conan il ragazzo del futuro è un anime unico nel suo genere, molto più complesso delle altre serie degli anni ’70, con infinite chiavi di lettura e aspetti di preveggenza rispetto a quello che storicamente succederà in Giappone e nel resto del mondo negli anni a venire. Oserei dire che si tira in ballo la funzione primaria che i greci attribuivano alla messa in scena del teatro: un viaggio nei più bui sentimenti umani che porta alla catarsi finale. Non lasciatevelo sfuggire!

Claudia Caldara

¹ Takeo Doi, Anatomia della dipendenza. Un’interpretazione del comportamento sociale dei giapponesi. Raffaello Cortina Editore, Milano 1991.

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