Da Babbo Natale alla Befana il passo è breve ma altamente frustrante. Se col Sagittario giriamo e rigiriamo la palla di vetro in cui l’innevato paesaggio di elfi e renne pare non avere fine, con il Capricorno la musica cambia. Non più doni che piovono dal cielo per la sola virtù di aver creduto, bensì carbone se non si è stati meritevoli. Dal magnanimo omone alla storta vecchietta, la strada è quella che da Giove conduce a Saturno. L’ottimismo sfuma, la speranza rientra, il sogno si schianta al suolo e un solido, a tratti cinico realismo si reimpossessa del viaggiatore astrologico. In decima casa fa freddo, il letto è senza materassi e di dolci in dispensa neanche a parlarne.
La freccia scoccata dal centauro del segno precedente pare aver fatto stavolta centro sul più alto dei tiro a segno. Con il Capricorno non si vaga più per il puro piacere del viaggio ma ci si pone obiettivi mirati, sudati e infine impeccabilmente raggiunti. Niente più aria alla bocca per sfoggiare avventure e saperi sommari e spesso da verificare, bensì rigore, parsimonia, attenta valutazione e testa bassa, per la concretizzazione di un’idea che se non può avere una sua utile spendibilità, non ha senso di esistere. La strada è in salita e in vetta si sa, i rifugi non hanno il massimo dei comfort ma una volta raggiunti l’aria è cristallina, la visuale strepitosa e la soddisfazione dell’aver portato a termine la propria impresa, impagabile.
Alla fatica il Capricorno è assuefatto. Al non potersi mai appoggiare a un caldo abbraccio di protezione e incoraggiamento anche. La sua missione è dimostrare prima agli altri poi a sé stesso che ce la fa da solo, che non ha bisogno di nessuno e che lassù, dall’alto del suo eremo, si sta “da dio”. Il dio in questione è il Grande vecchio Saturno che, all’interno di ognuno di noi rappresenta l’impalcatura ossea che ci sorregge e, a livello psicologico, la struttura che ci consente l’indipendenza. Il Capricorno prende su di sé ogni responsabilità senza batter ciglio, certo di poter farsi carico delle fragilità e dei problemi altrui, senza ahimè considerare i propri. Costretto nella vita per i più svariati motivi ad abbandonare la propria Luna (simbolo di casa, morbidezza, comprensione emotiva), il nostro eroe zoccolante sale da solo con costanza e testa dura sull’impervio monte dell’autonomia fino a che, all’ennesimo disgelo primaverile, potrà ricontattare l’astro notturno che per molto tempo è stato imbavagliato dentro di lui.
La ferita di non esser stato sorretto nelle proprie cadute è sempre in agguato ma la sorpresa di un soffice cuscino su cui felicemente appisolarsi anche! Grazie per insegnarci la meraviglia del silenzio in vetta Capricorno, per mostrarci il valore dell’impegno e la possibilità di farcela, sempre, anche da soli. L’augurio più sentito è però quello di scendere a valle liberi e schiamazzanti con un bel paio di sci, godendovi il sole e i sollazzi che alla fine dei lenti transiti di questi anni, scalderanno il vostro nuovo, luminoso Sè.
Viola Lilith Russi