Federica Cogo mette in atto un’indagine del tutto personale: oggetto della ricerca è l’umanità calata nel contesto naturale, sociologico, ecologico. Equilibri, o meglio, squilibri, che l’artista sa mettere in luce senza retorica né denunce, ma anzi in modo garbato prende una posizione che è all’unisono etica ed estetica. Un garbo dall’effetto dirompente, che non rinuncia alla forza del messaggio, ma produce immagini, foto, video, dipinti “reali” e non “realistici”. Aspetto centrale nella poetica di Cogo è proprio il rapporto dell’umano con il non umano: rapporto che in realtà fa emergere una certa “disumanità” nell’incapacità di empatizzare con gli animali, esseri senzienti, sfruttati e violati nel loro basilare diritto di esistere, per fini utilitaristici alias economici.
Un discorso certamente antispecista, che si allontana però da postulati e teorie filosofiche per entrare direttamente in medias res, esprimendosi per immagini spesso velate da una sottile patina ludica e ironica; quel tanto che basta per farci “digerire” l’amara verità.
Con la serie Ritratti industriali Federica Cogo, dimostrando ammirevole sintesi, arriva dritta al punto: il maialino in miniatura campeggia sopra una montagna di pancetta, la gallina sovrasta le uova, la mucca è immersa nel latte. Il perturbante sta proprio nell’apparente giocosità del linguaggio, ma appena sottopelle si sente scorrere un brivido che ognuno può percepire in base alla propria sensibilità. La stessa dinamica straniante si ritrova in Sweet Home, immagini nelle quali deliziose casette giocattolo dai colori pastello paiono annegare in un mare di latte. Il liquido bianco, da sempre simbolo di vita, di maternità e di valori rappresenta qui il naufragio, la caduta, quella che Cogo definisce un’implosione di senso.
Untitled è una serie composta da quattro video, interessanti per forma e contenuto.
L’artista parte da video postati su Youtube e li ridisegna, fotogramma dopo fotogramma. Illuminante la sua dichiarazione “per parlare della realtà non posso non manipolarla”. Ed ecco il video Untitled #1: alcuni ragazzini si divertono a torturare una formica con l’accendino. Il sonoro resta originale, il video si trasforma in un corto d’animazione apparentemente innocente e poi, in un crescendo sempre più disturbante, le immagini mettono in luce il cortocircuito che ha spezzato il legame di unicità, di sacralità originarie. L’umanità ha via via dimenticato il senso di appartenenza al cosmo, alla natura, divenendone uno schizofrenico e inadeguato abitante.
Non dimenticando la propria formazione accademica, Federica si misura anche con linguaggi più classici, come la serie di acrilici e olii su tela per i quali prende spunto da illustrazioni tratte da libri di scienze veterinarie. Elementi estranei quali la carta da parati nello sfondo, titoli presi dalla storia dell’arte, colori delicati, stravolgono completamente l’iconografia iniziale, che viene rispettata. Il risultato è dirompente e scatena una serie di domande alle quali non è l’artista a volere o dovere rispondere, non ritenendo sia il proprio ruolo. Questa assenza di moralismi didascalici fanno di Cogo un’artista totalmente calata nel sentire e nel procedere contemporaneo, dove, se c’è una qualche consapevolezza o una coscienza più estesa, può essere espressa solo edulcorando, nascondendo, procedendo per paradossi. L’arte non risolve, non risponde, l’arte dà forma e colore alle domande, facendocele desiderare, magari appese a una parete, in attesa che ci rispondano.
Cristina Trivellin, settembre 2015
Federica Cogo (1985) si laurea in pittura, presso l’Accademia di Belle Arti G.B. Cignaroli di Verona. Nel 2008 vince il concorso “Giovani artisti” indetto da “Fair Play S.r.l. ” che mette a disposizione per un suo progetto le sale del Comune di Lazise. Lo stesso anno viene invitata a partecipare alla mostra “Cosa guardi?” presso le Grafiche Aurora di Verona, ospitata all’interno del prestigioso palazzo della Gran Guardia di Verona. Nel 2010 partecipa all’evento “Talent Show”, durante il quale quattro artisti vengono invitati ad interrogarsi sulle dinamiche dell’arte contemporanea attraverso il loro lavoro fotografico. Nel 2011 un suo lavoro viene scelto per la copertina del giornale “La Giara”. Questo stesso anno inizia a collaborare con PH Neutro, prima e unica galleria specifica per la fotografia contemporanea che ha sede a Verona e Forte dei Marmi. Nel 2012 si aggiudica a Premioceleste il 2°premio nella sezione video con il lavoro Untitled #1, che la fa esporre presso l’Ex-Gil di Roma. Qualche mese dopo è all’interno del progetto PLAYTIME curato da Cecilia Freschini, che la porta ad esporre a Pechino e successivamente a Milano, in collaborazione con VisualContainer. All’interno del Premio Internazionale Arte Laguna 2013 ha vinto una residenza d’artista presso Lab_Yit, Cina. Nel 2014 espone presso The FORMAT gallery a Milano, galleria con la quale collabora. Attualmente vive e lavora a Verona.