“All’inizio degli anni sessanta i pontefici francesi del ‘nuovo cinema’ riassumevano in una delle solite illuminanti boutades la qualità della frattura prodottasi nell’evoluzione storica del cinema ‘d’arte’ e non. In quel periodo i nuovi registi lavoravano sapendo che prima di loro era esistito David Wark Griffith. Era la fine dell’innocenza. Non si faceva più del cinema ‘artistico’ o commerciale, incosciente, cioè appunto innocente, ingenuo diretto: si dovevano fare i conti con la storia del cinema. E la conoscenza e l’amore per il cinema conferirono a questo nuovo cinema alimento continuo, con tratti spesso un po’ goffi, incantevoli, qualche volta fastidiosi e saccenti. (…) Negli anni settanta c’è come un nuovo periodo storico nell’evoluzione del cinema: i nuovissimi registi, ‘artistici’ e non, sanno che prima di loro è esistito David Wark Griffith, ma sanno che esistito anche François Truffaut (…).”
Giovanni Buttafava
D’ARS anno XVIII n. 83, aprile 1977, pagg. 64-75
a cura di Cristina Trivellin