Ancora pochi giorni e Bologna ospiterà il Live Arts Week Festival / Gianni Peng IV. Evento presentato da Xing e dedicato alle “live art”, ovvero alle forme artistiche che vanno esperite dal vivo, dalla performance visiva a quella sonora. Il programma è caratterizzato da un humus di presenze ed esperienze percettive, che si alterneranno nell’arco di tempo compreso tra il 21 e il 26 aprile, con sede centrale nel complesso dell’Ex Ospedale dei Bastardini e negli spazi del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.
Live Arts Week è un interessante progetto che accoglie in un unico bacino di ricerca due precedenti eventi a cadenza annuale: Netmage e F.i.s.co (festival delle arti elettroniche e festival internazionale sullo spettacolo contemporaneo). Entrambi i progetti avevano esaurito la loro funzione di scoperta di formati (vjing, video, arti elettroniche e performance), per questo motivo Xing decide di incorporarli in un unico territorio d’indagine più ampio, quello dedicato interamente alla live art.
Il festival ha tutte le caratteristiche per essere inquadrato come un’importante occasione di scoperta e arricchimento riguardo alle varie forme sperimentali nel campo delle performance. Ma c’è un modo migliore per descrivere cos’è veramente Live Arts Week, o meglio un’icona, nata con il festival e che continuerà ad accompagnarlo per tutta la sua durata biologica: Gianni Peng.
Non ditemi che non vi siete chiesti leggendo del Live Arts Week, chi è Gianni Peng: un performer, un artista, un filosofo… forse, ma niente di specifico emerge dalle sue descrizioni. Allora proviamo a delineare i confini di questa misteriosa identità, collegata in modo diretto alla nascita e all’evoluzione del festival stesso.
Entrando nella pagina personale di Gianni Peng, nel sito di Live Arts Week, troviamo diversi indizi, ma quello che più di altri mi preme evidenziare è la foto che ritrae il monumento dedicato alla staffetta partigiana Delcisa Gallarani: “Tosca”. Forse perché il festival si svolge in corrispondenza del 25 aprile e magari Peng vuole a suo modo rendere omaggio alla memoria della liberazione Italiana dal nazifascismo; ma può anche essere che Gianni Peng abbia scelto questa foto perché, oltre a essere uomo è anche donna e attraverso il festival porta avanti una “resistenza” personale, rivolta a promuovere un messaggio che va oltre ad ogni confine e limite imposto dal mondo dell’arte.
Gianni Peng viene descritto da Xing come un insieme di consonanze e disequilibri, una sintesi delle varie transizioni sviluppate tra la connessione di differenze. Provando ad immaginarlo come individuo, probabilmente oltre a essere uomo e donna contemporaneamente è anche tutto quello che c’è nel mezzo (e forse anche di più). Ma se ancora non avete afferrato l’idea, possono darvi una mano John Cage e Lejaren Hiller (USA) con l’opera HPSCHD 1969>2015, considerata da molti come la più stravagante, colossale e ‘rumorosa’ composizione musicale del ventesimo secolo.
Oppure Adrian Rew (USA), con un’inusuale e ipnotica sound installation basata sull’effetto di trance prodotto dai suoni delle case da gioco: Slot Machine Music for Four Drifters (prima italiana). Magari potrebbero aiutarvi a completare il puzzle di questa complessa personalità anche Martin Kohout (CZ/D) con la sound performance TOLE, in cui l’autore utilizza un trasmettitore radio-taxi come fosse un sound system, insieme a live per computer e interferenze o Morten J. Olsen e Rubén Patiño (N/E) con il progetto musicale N.M.O, un mix di musica elettronica scarna mescolata a ritmiche per rullante (prima italiana).
E ancora, può provare a chiarirvi le idee riguardo all’identità di Gianni Peng Francesco Cavaliere (I/D) con le visioni oniriche e i surreali personaggi di Squame Mosaico: uno spazio magico di messa in scena di una narrazione favolosa e notturna, tra alchimia e science-fiction. Gianni Peng trapela anche nella prima italiana del singolare Concerto per fumogeni del trio VA AA LR (Adam Asnan/Vasco Alves/Louie Rice) (UK/P), composizione musicale e spaziale basata sulle proprietà acustiche e visive di questi segnalatori luminosi e perchè non tentare di scovarlo nella composizione improvvisata tra paesaggi astratti/reali, tapes a-ritmici e chitarra atonale di Z.B. Aids (F): Zulu is not a solution (prima italiana) oppure nella techno music caotica low-fi suonata live da MACON (F) in Music for Lili Reynaud-Dewar (prima italiana).
La verità è che esistono tanti modi per descrivere Gianni Peng, ma quello più efficace e affidabile per capire chi si cela dietro questo nome è solo attraverso la performance, e se la performance si compie nell’esperienza fisica dello spettatore, allora mi sa che l’unico modo che avete per conoscere Gianni Peng è quello di venire a Bologna al Live Arts Week Festival.
Sara Cucchiarini
Live Arts Week
21-26 aprile 2015
Ex Ospedale dei Bastardini, Bologna
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna