In linea generale una mostra monografica presenta al grande pubblico opere di difficile fruizione in quanto sparse tra collezioni private e musei di tutto il pianeta, spesso allo scopo di far salire le quotazioni – se gli operatori del mercato artistico preparano “dietro le quinte” la vendita di una parte della produzione dell’artista al centro della mostra.
A volte invece un’esposizione permette la (ri)scoperta di personaggi che sono stati trascurati o, per dirla secondo i canoni attuali, non sufficientemente mediatizzati. È il caso di Hervé Télémaque, pittore francese di origine haitiana cui il Centre Pompidou ha consacrato una retrospettiva aperta a fine febbraio.
Strutturato secondo un criterio cronologico, il percorso illustra in modo lineare le differenti tappe della produzione di Télémaque. Ancora marcati dal clima di violenza che lo ha spinto a lasciare la natia Haiti, gli esordi newyorchesi risentono dell’acerbità di un linguaggio in fase di definizione e troppo debitore nei confronti dell’espressionismo astratto. Dopo essersi trasferito a Parigi nel 1961, l’artista inizia a utilizzare forme espressive che richiamano in termini formali l’iconografia della Pop art ma se ne allontanano per contenuti e impegno politico. Teorizzata dal critico Gérald Gassiot-Talabot, la figurazione – o finzione, come preferisce chiamarla Télémaque – narrativa si prefigge di utilizzare immagini mutuate da cinema, fotografia, pubblicità per esprimere una critica alla società di consumo e veicolare rivendicazioni politiche, creando narrazioni della vita di ogni giorno.
Emblematiche di tale approccio Mère Afrique (Madre Africa) e lo studio per Deep South (Profondo Sud) che lungo la mostra raccontano come l’artista abbia incentrato molte delle sue opere sulla condizione dei neri (schiavitù, apartheid). In un alternarsi di opere plastiche, disegni, assemblaggi, collage e pitture, Télémaque sceglie deliberatamente di avvalersi di tecniche differenti allo scopo di realizzare una sorta di autobiografia pittorica. L’erotismo, gli oggetti di uso quotidiano, lo sguardo ironico nei confronti della politica francese diventano pagine di un romanzo dedicato all’esplorazione della vita. Senza peli sulla lingua.
Danilo JON SCOTTA
Hervé Télémaque
Fino al 18 maggio 2015
www.centrepompidou.fr