La musica è un’arte viva e sfuggente, non ha “fisicità”, è come il vento. Musica e spazio per questa ragione sono strettamente collegati. Prima delle amplificazioni moderne, il luogo di esecuzione era l’unico mezzo che poteva contenere e amplificare il suono, oggi questo legame continua, facilitato però dalle avanzate tecnologie di diffusione acustica. Ma se invece della musica ad adattarsi allo spazio fosse l’ascoltatore ad adattarsi al suono, cosa potrebbe succedere? Ci ha pensato Bill Dietz con il suo progetto 5 Years of Tutorial Diversions, presentato al Raum di Bologna il 12 febbraio da Xing e dell’associazione Sant’Andrea degli amplificatori. Cinque anni di ricerca mirati a raccogliere una serie di istruzioni per ascoltare musica in relazione a diverse condizioni d’ascolto e di spazio.
Nei tempi antichi lo spazio era elemento strutturale della musica stessa. Lo “stile policorale” dei “maestri di cappella” nel Cinquecento avviò una serie di stratagemmi spaziali per amplificare il pathos delle voci dei cori. Ricordiamo – per esempio – i primi esempi di stereofonia della Basilica di San Marco a Venezia, oppure le Sonate “in eco” del Seicento pensate per spazi dilatati, la “musica da camera” nata per essere suonata nelle case e così via fino ad arrivare ai nostri diffusori bluetooth adattabili a qualsiasi situazione. Bill Dietz sfida l’efficienza dei mezzi di riproduzione attuali, mettendo lo spettatore in condizione di reagire fisicamente in funzione ad essi, ma come? Nel suo sito si legge:
Tutorial Diversions are Bill Dietz’s studies in the performance of listening.
Tutorial Diversions are for YOU to play.
Tutorial Diversions might even be music!
Il lavoro di Bill Dietz comprende esclusivamente “composizioni d’ascolto”; senza produrre alcun suono si concentra infatti sull’esperienza della ricezione e sulle reazioni che questa suscita nello spettatore. Un particolare modo di educare le persone a rapportarsi alla musica, che merita attenzione in quanto è interessante trovarsi in relazione al suono in una dimensione attiva, si riesce a individuarne la fisicità e il fatto che sia materia plasmabile. Questi tutorial infatti, sono esperienze da cui può trarre giovamento sia un musicista, in quanto potrebbero ampliare le sue prospettive estetiche; che un ascoltatore, poichè potrebbero aiutare a sviluppare in lui una personale sensibilità alla ricezione sonora.
Per la performance presentata al Raum gli spettatori sono stati invitati a portare un file audio da casa. Bill Dietz ha riproposto i brani raccolti, sottoponendo gli ascoltatori ai suoi “modelli di ascolto”. I diffusori durante la serata sono stati disposti in diversi modi e il pubblico è stato invitato a seguire le varie istruzioni in relazione al tipo di suono emesso, ad esempio: avvicinarsi al diffusore quando il volume scende, allontanarsi quando aumenta, correre intorno al diffusore finchè il suono non si ferma, quando riparte ascoltarlo e poi ricominciare a correre etc, etc. Infine, durante l’ascolto di un mantra orientale, all’inizio quasi impercettibile e man mano sempre più in crescendo, ai partecipanti è stato chiesto di percepire il volume sempre allo stesso livello e per fare ciò, sono dovuti uscire in strada, allontanandosi molto da Raum.
A marzo 2015 i materiali perfomativi di otto Tutorial Diversions saranno raccolti in una monografia edita da Edition Solitude, il lavoro comprenderà un insieme di modelli per ascolti dinamici e spaziali applicabili a qualsiasi suono. Bill Dietz in questi studi ha sfruttato la facilità con cui si possono oggi ascoltare e rendere mobili i dispositivi di ascolto e ne ha ribaltato il loro rapporto con l’uomo, mettendo gli ascoltatori in condizione di movimento e interazione fisica con il suono. Inoltre c’è l’importanza della percezione dello spazio, che attraverso l’ascolto consapevole attuato dai tutorial diventa uno “spazio vivo”, vissuto.
Troppo spesso sottovalutiamo la fase di ricezione acustica e grazie a queste “composizioni d’ascolto”, Bill Dietz, ci mette nella condizione di prendere atto di ciò, con leggerezza, quasi come fosse un gioco, perciò divertitevi pure a sperimentare.
Sara Cucchiarini