Dopo il focus su SPRINT (salone internazionale di editoria indipendente e d’artista, Milano) torniamo a occuparci di editoria d’arte e ne parliamo con Vaness Adler, fondatrice di Argobooks e, assieme a Savannah Gorton, di Friends with Books, la nuova art book fair di Berlino che ha mostrato una spiccata attenzione per le realtà giovani e indipendenti.
Il lavoro di Argobooks, casa editrice fondata nel 2007, è diretto principalmente alla produzione di libri d’artista, libri d’arte e critica. Tra le collaborazioni si possono citare Ignaki Bonillas, Filipa César, Dani Gal, Dora Garcia, Jonathan Monk, Olaf Nicolai, Erik Steinbrecher, Heimo Zobernig.
Ci parli di Argobooks, qual’è la mission, l’indirizzo di ricerca?
Argobooks lavora direttamente con gli artisti ed è una casa editrice indipendente interessata al libro come opera d’arte. Noi vogliamo produrre libri che hanno una propria ragion d’essere indipendentemente da una mostra o da una particolare circostanza.
Come sta cambiando il mondo dell’editoria?
Tutti dicono che il libro è morto ma io non voglio crederci. Credo che tutto stia cambiando ma che sia necessario prendersi una pausa dalla rapidità e dalla frenesia della quotidianità. Ora più che mai ci servono i libri perché portano a instaurare uno scambio, un confronto e una riflessione. Credo che il libro sopravvivrà cambiando forma, diventando un oggetto speciale e diretto a meno persone.
Com’è cambiata in particolare l’editoria d’arte negli ultimi anni?
È molto cambiata, come possiamo costatare in particolare qui a Berlino, ci sono moltissimi giovani editori e nuove realtà indipendenti. Possiamo dire che se negli anni ’90 era trendy essere un dj ora lo è essere un editore. Credo però che si debba fare molta attenzione perché le giovani realtà a volte lavorano in modo troppo veloce e con poca attenzione ai dettagli. A differenza dell’online, dove dopo un paio di giorni ciò che è pubblicato è ritenuto vecchio, quando si stampa un libro, si lascia un segno che rimane e quindi bisogna prestare particolare attenzione a tutti i fattori in gioco: dal testo al design e alla scelta della carta. Credo si sia creata una dicotomia tra i giovani editori indipendenti che sono capaci di essere veloci, innovativi e sono sempre connessi, e le realtà storiche che di sicuro non sono così rapide ma fanno un solido e professionale lavoro di scrittura e ricerca.
Quali sono le opportunità e i rischi per l’editoria d’arte in relazione all’evoluzione del digitale?
È sicuramente positivo il fatto che grazie al digitale e a tutte le piattaforme online sia possibile avere un accesso veloce a molte informazioni con l’opportunità di raggiungere un pubblico vasto. Questa velocità però, allo stesso tempo, può rappresentare un rischio, perché può portare a commettere errori e a sviluppare un progetto senza delle basi solide. In Italia e in Germania abbiamo una tradizione legata all’editoria di qualità, ed è proprio questo passato che ci deve ricordare come sia importante rimanere critici e selettivi. Scrivere e pubblicare sono scelte serie: mentre su un blog è possibile postare un’immagine e dopo qualche settimana cambiarla, su carta questo non si può fare perché la scelta è definitiva. Non voglio sembrare arrogante ma credo sia necessario concentrarci sulle scelte, selezionare, non essere troppo rapidi. Quello che voglio offrire con la pubblicazione di un libro è un momento di contemplazione, di concentrazione verso un prodotto di qualità.
Dopo Friends with books quale sarà il prossimo progetto?
Sono interessata sempre alle stesse domande: perché gli artisti producono libri? Che cosa vogliono comunicare con i libri che non possono trasmettere con un’opera? Quali sono le possibili forme di networking nel mondo dell’editoria d’arte? Molti degli editori invitati alla fiera Friends with Books a inizio mese non hanno un canale di distribuzione e ad oggi purtroppo il buon marketing è, a volte, più rilevante del contenuto. Per questo mi interessa capire come supportare e creare una rete tra queste giovani realtà. Infatti, in questo periodo è molto difficile fare profitto con l’editoria d’arte e i professionisti di questo settore hanno scelto questa strada perché si sentono profondamente coinvolti in una questione culturale che ha a che fare con la storia d’ Europa. È triste che la tradizione dell’editoria, così forte nella storia del nostro paese, muoia; credo che sia importante supportarla.
Ad oggi stiamo assistendo a un ritorno del libro d’artista. Credi che questo sia dovuto al fatto che il testo permette di comunicare delle idee in un modo diretto, cosa che ad oggi è più difficile in altre manifestazioni di arte contemporanea?
Si assolutamente, Friends With Books è, infatti, anche un’associazione non profit che organizza lecture, partecipa a diversi eventi internazionali e tra i progetti futuri c’è anche quello di sviluppare un “artists in residence” per supportare gli artisti nella loro pratica e accompagnarli nello sviluppo della loro ricerca anche attraverso diverse discipline.
Laura Casarsa